I MILLE PERCHÉ - CULTURA E CIVILTÀ - LE VESTIGIA DEL PASSATO

PERCHÉ GLI EGIZIANI COSTRUIVANO LE PIRAMIDI?

Per spiegare il significato delle Piramidi, le imponenti costruzioni che si possono considerare come il simbolo più appariscente della antica civiltà degli Egizi, occorre rifarsi alle loro concezioni religiose ed in particolare alla credenza in una vita ultraterrena. Ogni individuo, secondo gli Egizi, si componeva di quattro elementi: il «ka», che significava «doppio», e che indicava la copia immateriale del corpo; il «bai», che può essere paragonato all'anima della religione cristiana; il «khu», scintilla della fiamma divina, ed infine il corpo. Il «bai» e il «khu», quali elementi spirituali, erano fatti oggetti di culto e di preghiere, mentre il corpo, dimora del «ka», richiedeva una cura ed una protezione particolari. Per questo, il corpo doveva essere mummificato, per assicurarne la conservazione, e la tomba, vera e propria «casa del morto», doveva essere il più confortevole possibile.
È interessante, inoltre, ricordare che, per sostituire il corpo nel caso in cui, col trascorrere del tempo, questo si deteriorasse nonostante la mummificazione, gli Egizi collocavano nella tomba una o più immagini del defunto, così che il «ka» potesse penetrare in una delle sue copie. Grazie a questa usanza le tombe egizie ci hanno tramandato bassorilievi e statue di altissimo valore artistico.
Le tombe più imponenti e più antiche sono le piramidi, riservate alla sepoltura dei Faraoni, e le «mastabe», caratteristiche tombe dei nobili dell'Antico Regno, la cui forma è a tronco di piramide.
Le colossali piramidi, dunque, erano i sepolcri dei re e sembrano derivare da varie «mastabe» sovrapposte (ciò potrebbe essere provato dalla piramide a gradinate di Saqqara, del 2800 a.C. circa). Le piramidi, come le mastabe, venivano rigorosamente orientate: ognuna delle quattro facce in corrispondenza dei quattro punti cardinali. Sulla faccia Nord sorgeva l'entrata, da cui, in ogni punto, si poteva scorgere la Stella Polare, tanto la costruzione era ben orientata. Un lungo corridoio conduceva ad altri corridoi, che raggiungevano la camera funeraria al centro dell'edificio. Qui si poneva il corpo del defunto, le sue immagini ed una gran quantità di cibo e di suppellettili, affinché la sua vita ultraterrena fosse piacevole. Dopo l'inumazione, per assicurare il perfetto isolamento della mummia e per difenderla da ogni eventuale violazione, si ostruivano i corridoi con blocchi di pietra. L'entrata, infine, ben serrata da saracinesche di granito, veniva accuratamente celata.
Annessi alla piramide c'erano due templi, uno adiacente alla faccia rivolta ad Est, in cui gi celebrava il culto funerario, ed uno posto ad una certa distanza e collegato al primo da un corridoio coperto, destinato alle pratiche cultuali della deposizione.
Le piramidi sono costituite da immensi blocchi di pietra tagliati con arnesi di metallo e sovrapposti a gradinate. La proporzione fra la lunghezza della base e l'altezza è di 11 a 7, numeri ritenuti magici.
I gradini non erano in origine come oggi appaiono: un tempo erano ricoperti di un rivestimento di calcare, per cui ogni faccia della piramide si presentava liscia ed uniforme. Costruire una piramide doveva essere un'impresa eccezionale. Si pensi che la piramide di Cheope ha una base di 45000 metri quadrati! È stato calcolato che, con ogni probabilità, è occorso il lavoro di diecimila uomini (forse schiavi) per vent'anni. Perché le tombe dei re avevano la forma di piramide? Perché la tomba era destinata a vincere l'opera distruttrice del tempo. La forma della piramide, insieme a quella del cono, era l'unica che potesse assicurare una resistenza durevole agli attacchi del clima, del sole e del vento tel deserto. Ma non tutti i Faraoni fecero costruire delle piramidi come loro tomba. Solo i più ricchi e potenti potevano disporre della manodopera necessaria. I Faraoni dell'Antico Regno, ad esempio, preferirono scavare i sepolcri nelle scogliere lungo la valle del Nilo.
La rinuncia da parte dei Faraoni a tombe così imponenti fu anche dettata da motivi di sicurezza: nessun passaggio poteva rimanere a lungo segreto in una tomba tanto appariscente, e quindi questa era sovente violata dai ladroni, che facevan man bassa di tutte le ricchezze poste nella camera del morto per la gioia del «ka». Perciò i re a poco a poco rinunciarono alle sepolture imponenti e grandiose per garantire alla propria sepoltura una maggior segretezza, e cominciarono a scavare le loro tombe nella Valle dei Re, presso Tebe.
In queste tombe l'entrata consisteva in un semplice passaggio, sbarrato da blocchi di pietra strappati alla montagna e posti di fronte al corridoio d'ingresso come se fossero franati accidentalmente. Con questo mezzo si riuscì a conservare per lungo tempo intatte le tombe: si pensi che una tra le più ricche, quella del Faraone Tutankhamon, è sfuggita alle ricerche per oltre tremila anni ed è stata scoperta solo agli inizi del nostro secolo.
Le piramidi di Giza, alle porte del Cairo

PERCHÉ CI SONO I MUSEI?

Abbiamo detto, in precedenza, parlando di archeologia, come giustamente gli uomini debbano ricercare, studiare e conservare le opere delle trascorse civiltà. Ricercarle e studiarle significa ricostruire epoche ed ambienti. rievocare la storia dei nostri padri, mentre conservarle vuol dire trasmettere agli uomini che verranno non solo i reperti delle nostre ricerche archeologiche, ma anche la somma delle nostre attuali conoscenze, affinché i posteri le arricchiscano. I resti delle antiche civiltà e le opere che ci hanno tramandato civiltà più vicine a noi, vengono conservate nei musei. Il museo è dunque come un libro in cui si possono leggere alcune pagine significative della nostra storia.
Ci riferiamo, naturalmente, ai musei d'arte, in cui vengono raccolti e conservati sia oggetti d'artigianato d'interesse storico, sia le opere d'arte propriamente dette. Questi musei, presentandoci le più alte e significative espressioni dello spirito umano nelle varie epoche storiche, ci consentono di ricostruire il cammino spirituale percorso dai nostri padri e, attraverso lo studio e l'interpretazione delle opere, di attingere alle loro esperienze, di capire meglio il presente e ciò che noi siamo.
Accanto ai musei d'arte, però, ci sono i musei scientifici, non meno importanti, destinati a contenere raccolte di materiale di studio per le varie scienze. Ci sono quindi musei di storia naturale, che comprendono raccolte relative alla zoologia, alla botanica, alla paleontologia, alla mineralogia; musei delle scienze, che comprendono raccolte relative alla fisica, alla chimica, alla geografia, all'astronomia, alla cosmografia ecc.; musei della tecnica, con raccolte di opere d'idraulica, tipografia, scienza delle costruzioni ecc. Accanto ai musei d'arte ed ai musei scientifici, ci sono ancora i musei storici, destinati a conservare documenti e cimeli relativi alla storia politica e civile di uno Stato, musei etnografici, che conservano il materiale relativo alla storia delle civiltà umane, alle arti ed alle tradizioni popolari.
Di carattere storico e tecnico sono i musei militari, che ci presentano la storia delle armi, ed i musei navali. Infine, ricordiamo i musei pedagogici, in cui viene illustrata la scuola in tutti i suoi aspetti storici; i musei dei gessi, in cui si raccolgono riproduzioni in gesso di opere scultorie ed architettoniche; i musei delle cere, in cui vengono presentate statue di cera raffiguranti personaggi storici d'interesse popolare.
L'usanza di raccogliere in musei le opere dell'uomo è piuttosto antica. In Oriente ed in Egitto si cominciò ad accumulare nei templi, nei santuari e nelle regge, opere d'arte di carattere sacro e votivo. Ma queste raccolte non possono dirsi veri musei, i quali cominciarono invece in età ellenistica. Il termine «museo», infatti, risale a quei tempi; Museo era il nome dell'edificio dedicato alle Muse e che, in Alessandria d'Egitto, era anche destinato ad accogliere opere d'arte. Il termine fu riesumato a Firenze, nel Rinascimento, sotto il governo di Lorenzo il Magnifico che fu amatore e cultore di belle arti e delle scienze, e venne da allora universalmente adottato. Accanto ad Alessandria d'Egitto, un altro importante centro che possedeva ricchi musei era Pergamo, ma le raccolte più ricche, pubbliche e private, si ebbero in Roma, sul finire della Repubblica (I sec. a.C.). I ricchi musei romani furono distrutti e le opere disperse durante il Medioevo: una parte di esse, abbastanza ingente, finì nelle mani di pochi potenti, ad abbellire i loro sontuosi palazzi. Proprio dalle raccolte private trassero origine i musei rinascimentali.
Nel Natale del 1471, il pontefice Sisto IV, con la donazione delle opere raccolte in Campidoglio, iniziava propriamente l'era delle pubbliche collezioni. Ne seguirono l'esempio i Medici a Firenze, i quali crearono il lungo corridoio, opera del Vasari, che collega Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio attraversando l'Arno. Gli ampi loggiati chiusi con vetrate ed ornati di statue antiche, furono chiamati «Gallerie delle statue»: il termine «galleria», in seguito, fu generalizzato ed indicò una qualsiasi raccolta d'oggetti d'arte (quadri, sculture, ritrovamenti archeologici, ecc.). Generalmente un museo d'arte consta di varie sale di esposizione in cui vengono collocate le opere più preziose; di altre sale di deposito dove si conservano, opportunamente ordinate, le opere di secondaria importanza, di interesse locale, le copie e così via; di gabinetti di restauro dotati dell'attrezzatura necessaria a garantire la conservazione e il restauro delle opere contenute nel museo; ed infine di una biblioteca con annesse sale di studio.
In tempi abbastanza recenti è sorta l'esigenza di costruire il museo seguendo particolari criteri. Le moderne concezioni architettoniche prevedono la realizzazione di ambienti in cui temperatura ed umidità siano pressoché costanti, per la migliore conservazione delle opere, che siano abbastanza vasti da consentire una notevole illuminazione e l'agevole collocazione del materiale, e che permettano infine un giro razionale dei visitatori. Per questo i moderni musei fanno uso di ampie vetrate con immissione di luce regolabile, di strutture in cemento armato che riducono al minimo il numero delle pareti, di lucernari fatti in modo da dosare l'incidenza luminosa sulle pareti.